Inestimabile Universo,
mi permetto di scriverti (e di darti del tu) dopo oltre mezzo secolo della mia infima esistenza (infima in confronto alla tua, ben s’intende, non voglio pietosamente sottovalutarmi o prostrarmi alla tua infinita presenza).
Pertanto, con lo stesso tono nel rivolgermi direttamente a te, mi presento: sono una briciola, un semino, un granello di uomo confinato nel sassolino terrestre che mi ospita da ben oltre la metà delle mie aspettative di vita. Perché mi sono deciso a questo enorme passo dopo tanto tempo e non l’ho fatto anni e anni prima mentre tu eri sempre là e io appena qua?
Forse allora, nonostante le apparenze, sopravvalutavo le mie capacità e i miei poteri, confidando nel tempo illimitato a disposizione (quale bestemmia!) che da giovani si crede di possedere o nelle possibilità e prospettive che infiorano appassite un altare impolverato quale la vita umana.
Immagino che termini come vita o giovane nonché tempo terreno ti facciano oramai sorridere sommessamente, dall’alto delle invocazioni, preghiere e lamentazioni che hai ascoltato, accolto o lasciato cadere dalla notte dei tempi, ma io, nella mia condizione di sputo cosmico, mi trovo letteralmente invischiato in questa poltiglia immangiabile, come un bolo rigettato anziché digerito ed evacuato naturalmente.
Vengo subito al dunque (perché immagino che a dispetto dell’infinito tu non abbia molto tempo da perdere con me): che cazzo ci faccio io quaggiù? Innanzitutto: la Terra era il migliore dei mondi possibili per me? che so?, Venere o Plutone, perfino la Luna, non mi avrebbero presentato maggiori opportunità di sviluppo e consacrazione o quantomeno di senso compiuto?
E soltanto per rimanere in questa galassia conosciuta a noi miserabili ignoranti, ma un’altra o tante altre ancora che ci nascondi inspiegabilmente non avrebbero fatto al caso mio, senza farmi sentire un misero marziano qui, un alieno confuso e stordito?
Intanto, comunque sia, ti ringrazio per non avermi fatto nascere in Burundi o in Siberia ma se hai scelto per me l’Europa, proprio l’Italia e per giunta meridionale? la Germania o la Svezia no? Tra l’altro, poiché non soffro il freddo e il caldo mi fa zampillare come una fontana, non potevo nascere sulle Dolomiti o in val d’Aosta? Se veramente volevi pigliarmi per il culo, perché non direttamente nel Vesuvio o sull’Etna?
Lo so che sono un ingrato perché mi hai permesso di venire al mondo sotto forma di essere umano e non di corallo in Polinesia o di cactus in Arizona, ma siamo sicuri che le formiche o i pesci palla se la passino peggio? Ho i miei dubbi, per questo ti scrivo. Quindi: essere umano, Italia del sud, Campania e va bene, questo è. Ma perché alta Irpinia e non Ischia o Amalfi? Per il freddo, dici? Grazie tante ma insisto su Belluno.
Passiamo alla famiglia. Siamo sul pianeta Terra, che più materiale del nome a questo mondo non esiste altro, l’incarnazione stessa dice già come nasci dove vai a cadere (chiedilo alle giraffe appena partorite com’è piacevole l’atterraggio). Quindi quello che conta è il reale, il tangibile, il visibile, l’empirico, mica l’ideale, il fiabesco, il chimerico. Senza troppi giri di parole: i soldi! E allora cosa c’entrano un padre disoccupato, una madre alcolizzata, un fratello tossicomane e una sorella disabile? Non sarebbe stato meglio farmi trovare una levatrice psicopatica assassina sulla mia strada? Dove l’avevi mandata quel giorno, in Sud America? Tu dirai: che ci azzecco io con tutto questo? Rivolgiti al tuo dio, se ce l’hai. Appunto, sono agnostico da sempre io, addirittura ateo a questo punto, per questo mi rivolgo direttamente a te, alla parte laica, diciamo, perché tu, a differenza dell’Altro, esisti eccome, basta un telescopio per vederti.
Per rimanere in tema, secondo una mistica orientale noi stessi ci scegliamo la famiglia e il posto adatti alla nostra evoluzione spirituale e al compito da svolgere, alla missione da compiere. Ma se ancora adesso a più di sessant’anni non capisco un cazzo, cosa vuoi che capissi appena concepito o da feto? So solo che a cinque anni ero già miope e portavo delle lenti più grosse della mia faccia. Perciò, se fosse veritiera questa credenza, non ho potuto mettere lo sguardo a fuoco, non ci vedevo bene neanche prima di nascere. Chissà! semmai ero convinto di aver puntato sul Giappone e l’imperatore, invece di ritrovarmi con Salvatore e il suo giaccone (liso e unto).
Ma non voglio parlare con te di spiritualità o mistica. La mia vita finora è stata un martirio a fuoco lento, capitato a queste latitudini resto sempre un cattivo cristiano così come un pessimo buddhista, questi discorsi con me non hanno mai attaccato a lungo, a differenza della sofferenza genetica. Tu dirai: ma piccolo cieco egoista che non sei altro! Ma gli ebrei nei campi di sterminio? I terzomondisti affamati? I palestinesi, i curdi e gli armeni senza terra e diritti? I genocidi in Ruanda e nella Jugoslavia? I bambini di strada del Brasile o della Romania? I profughi afgani, siriani e sudanesi? I massacri delle dittature centro e sudamericane? Le vittime del Vietnam e della Grande Guerra? Hai ragione: sono un ingrato. Dovrei ringraziare il cielo perché ho avuto la fortuna di sfuggire a queste grandi tragedie ma non il destino di sottrarmi a una piccola sfiga continua. Grazie cielo!
Ho attraversato tutta la vita in questo mondo della materia solo sfiorandola episodicamente o vista saldamente tra le mani altrui. Belle donne, gran motori e denaro a iosa ma anche bei vestiti e buon cibo, viaggi e comodità, non appena intravedevano la mia figura in lontananza o sentivano sussurrare piano piano il mio nome si dileguavano a gambe levate all’istante, lasciandomi solo il loro odore evaporato.
Mi rimanevano dunque piaceri secondari dello spirito, emozioni di bassa lega, sentimenti contorti, sensazioni di terza mano, accontentandomi e trascinando la mia vita come un idiota soddisfatto nella giovinezza a tempo determinato, come ogni maledetta cosa presente su questo fottuto orbe terracqueo. Ma allora perché spingermi a forza proprio quaggiù lasciandomi alla larga dalla gaudente sostanza, dai soddisfacenti elementi, dalla roba tangibile, con l’eccezione dei calci in culo e delle botte in testa? Non sarebbe stato più logico indirizzarmi nella coda gassosa di una cometa o nella luce svanita di una stella?
Meglio ancora avermi lasciato nel nulla siderale in santa pace o nell’assoluto vuoto cosmico senza rotture di palle galattiche a cominciare dal taglio del cordone ombelicale. E per fortuna l’ho dimenticato: perché da una sacca piena di acqua a fare un cazzo tutto il giorno attaccato a un tubo, ondeggiando cullato come nello spazio infinito, per poi passare all’aria aperta col rischio dell’asfissia, lasciandosi andare al primo pianto dirotto, cos’è? uno stupido scherzo da prete stronzo?
Va bene, oramai è andata così, se fossi stato sveglio dall’inizio mi sarei categoricamente rifiutato di intraprendere questo viaggio terreno, di sottopormi a questa prova (di cosa? dell’anima?? ma quale, quella dei mortacci tua???). Faremo i conti al mio ritorno, ora che ho capito tutto (tardi come al solito!), e saranno salatissimi per te, un indennizzo o un risarcimento megagalattico non basteranno a sufficienza, sono così incazzato che credo proprio di incularti a sangue fino a sfondare il tuo schifoso buco nero.
Ma torniamo alla questione del ritorno. La mia permanenza sta imboccando l’uscita, quindi ti ordino che almeno questa sia indolore, senza che io vada in una clinica svizzera, intesi? Nessuna morte violenta o lenta ma rapida e incruenta, nel sonno o come meglio credi, le mie volontà sono a grandi linee queste. Mi hai messo in questo enorme casino tu, ora toglimi dall’impiccio finale senza sofferenza alcuna, come anticipo minimo: ne ho ben diritto, non credi?
E affanculo il libero arbitrio, il karma, il paradiso e cazzate simili: mi avessi messo nello stesso ordine di partenza con gli altri, anziché nelle retrovie, ne avremmo pure potuto parlare, ma così non lo posso accettare, ho già sopportato troppo ritrovandomi a mani vuote come all’inizio. E se anche avessi avuto alla fine qualcosa, il gioco non è valso la candela che, per inciso, continua a bruciare accesa sotto il mio culo, tanto per cambiare…

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